Non sarà l’austerità a salvare il Paese. Convinti di fare bene, i nostri governi hanno seguito la linea più rigorosa di tutti i paesi avanzati: il più attento rispetto dell’austerità.
Tutto il contrario di quello che nel frattempo avveniva non soltanto Oltreoceano, ma anche nelle altre grandi potenze europee.
A dirlo è Paolo Buzzetti, presidente Ance, nel corso dell’assemblea annuale dell’Ance (Associazione nazionale dei costruttori edili) che si è svolta stamane a Roma, aggiungendo che “l’Italia è l’unica ad aver attuato una politica di rigore assoluto senza alcun sostegno al mercato interno”.
Quello che occorre è invece “un Piano Marshall per la ripresa, una road map in cinque i punti” come Buzzetti spiega a Monitorimmobiliare.
Il primo punto è pagare tutte le imprese subito.
“Anche grazie alla dura battaglia condotta dall’Ance – continua Buzzetti – che è valsa all’associazione il riconoscimento di rapporteur al Parlamento europeo, i primi pagamenti stanno arrivando.
Ma è necessaria la garanzia che le imprese vengano pagate anche nel 2014.
Mancano ancora all’appello 12 miliardi per il settore” spiega ricordando che la nuova direttiva europea sancisce l’obbligo di pagare a 60 giorni, normativa grazie a cui si sta attestando una progressiva ma lenta riduzione dei tempi di pagamento sui nuovi contratti.
“Tuttavia il rischio riscontrato – ammonisce – è che le amministrazioni, a corto di fondi, comincino a ridurre le gare pur di non avere l’obbligo del pagamento”.
Al punto due c’è l’emergenza casa.
E’ necessario ridare credito a imprese e famiglie.
Le banche non credono più nel mercato immobiliare: ci sono tassi di interesse di due punti superiori a quelli degli altri paesi, nonostante una domanda ancora elevata e una percentuale di insolvenza delle famiglie tra le più basse d’Europa.
“L’Ance ha studiato assieme all’Abi una proposta di obbligazioni garantite per finanziare i mutui alle famiglie per l’acquisto di abitazioni ad alta efficienza energetica.
Altrettanto urgente è rivedere in modo sostanziale l’Imu, che ha comportato un aumento del prelievo patrimoniale del 367% e contribuito a bloccare il mercato dell’affitto” commenta Buzzetti.
E ancora, “far ripartire il grande Piano dell’housing sociale e delle case popolari, come fu il piano Fanfani, che potrebbe creare migliaia di posti di lavoro e soddisfare le esigenze delle fasce più deboli della popolazione”.
Tre: allentare il Patto di stabilità per scuole, manutenzione e sicurezza.
Per l’associazione dei costruttori bisogna seguire l’esempio dell’Europa con la golden rule.
“Le cose da fare non mancano per risanare e ammodernare il Paese: ci sono 30mila scuole a rischio, migliaia di edifici pubblici, a partire dagli ospedali, da mettere in sicurezza.
C’è il più grande patrimonio storico-artistico del mondo da tutelare e valorizzare: un esempio per tutti Pompei, che versa in condizioni disastrose”.
Quattro: liberare il mercato dalla tassa occulta della burocrazia.
Secondo la recente indagine Doing Business 2013 della Banca Mondiale, l’Italia è al 73° posto su 185 paesi analizzati.
In Europa l’Italia è in fondo alla classifica (solo la Grecia è sotto di noi).
“Le sigle degli strumenti urbanistici esistenti a livello territoriale sono ben 62” riferisce l’Ance.
Cinque: avviare un grande piano di investimenti pubblici.
Una grande manovra di rilancio delle infrastrutture, dell’ordine di 70 miliardi, capace di sostenere la ripresa dell’economia e far aumentare l’occupazione senza sforare il limite del 3% di deficit fissato dalla Ue.
Del resto, gli esempi di rilancio per il settore sono in tutto il mondo.
Un caso sono gli Stati Uniti, “che nel momento in cui bisognava ripartire lo hanno fatto dall’edilizia, prevedendo un grande piano di investimenti a sostegno dei mutui per le famiglie che vogliono comprare casa e grandi investimenti in opere pubbliche” commenta il presidente Ance.
Ma anche lo stesso Giappone, “che con la Abeconomics – prosegue Buzzetti – è uscito dalla stagnazione ventennale nel quale era caduto puntando su grandissimi interventi infrastrutturali, o la Gran Bretagna, che ha investito 100 miliardi di sterline, la Francia e la Germania”.
Il risultato delle politiche di casa nostra – come denunciato anche nel corso della giornata di protesta organizzata di recente dalle associazioni di settore – sono state “imprese ridotte allo stremo: abbiamo perso 690mila posti di lavoro considerando tutta la filiera delle costruzioni e si stima che 50.000-80.000 persone, oggi in Cassa integrazione guadagni, potrebbero non essere reintegrate.
11.200 imprese edili sono fallite, il 28-30% delle aziende non sono in condizioni di reggere un altro anno per mancanza di liquidità.
Rispetto al 2007 il credito a sostegno delle imprese del settore è diminuito di 77 miliardi”.
Non vanno meglio le cose neppure sul fronte della casa, dove il mercato della casa è praticamente fermo: “l’acquisto di nuove abitazioni da parte delle famiglie ha subito un crollo di 74 miliardi rispetto a 6 anni fa”.
I lavori pubblici si sono dimezzati.
“Siamo l’unica nazione che ha fatto il contrario di ciò che si dovrebbe fare: abbiamo immesso risorse nella fase di espansione degli anni 2000 e nel momento della crisi, anziché usare il settore in maniera anticiclica, abbiamo diminuito i fondi di 20 miliardi all’anno” denuncia Buzzetti, che è però meno critico nei confronti del governo Letta.
“Si sta però muovendo nella giusta direzione”, afferma Buzzetti, soddisfatto per “il decreto sull’ecobonus e la prima tranche di pagamenti della Pa”.
Ma, aggiunge, “è necessaria una terapia shock per salvarci dalla deindustrializzazione”.
Piano Marshall indispensabile per ripresa mercato immobiliare
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Fonte: monitorimmobiliare.it